Come si produce?
Il materiale sciolto viene immesso nella cavità di pellettatura,
un pressore rotante forza il materiale attraverso gli stampi forati,
comprimendolo in pellet. A questo punto dei coltelli tagliano il
combustibile della lunghezza desiderata. Nel corso di questa fase
si raggiungono elevate temperature che determinano il parziale ammollimento
dei costituenti della matrice legnosa, in modo specifico della lignina,
che fondendosi funge da collante naturale.
La successiva fase è quella di raffreddamento; il pellet
viene, infatti, estruso dalla pellettizzatrice ad una temperatura
superiore a 90°C. Con il raffreddamento avviene un’ulteriore
essiccazione del combustibile e la separazione delle parti fini,
risultando quindi indispensabile per stabilizzare e formare i piccoli
cilindri.
Quindi le fasi principali sono:
• pre-trattamento della materia prima al fine di renderla
omogenea in termini di granulometria ed umidità. Tale fase
consiste, a sua volta, in una serie di operazioni quali: raffinamento,
essiccazione, condizionamento e separazione dei metalli;
• pressatura degli scarti legnosi all’interno di matrici
forate dette trafile;
• raffreddamento del pellet;
• separazione delle parti fini;
• imballaggio e immagazzinamento.
Importanza della qualità del combustibile
Il mercato del pellet assume degli elementi di diversificazione
sia in termini di caratteristiche del prodotto che dei sistemi di
utilizzazione. In questo contesto è quindi importante creare
un sistema di standardizzazione del pellet allo scopo di definire
un riferimento valido sia per il produttori, sia per i costruttori
di impianti termici che per i consumatori finali.
Un sistema di garanzia della qualità rappresenta un elemento
determinate per il rafforzamento del mercato e necessita di regole
certe e condivise, al fine di assicurare il raggiungimento del livello
qualitativo richiesto dal mercato e dai consumatori.
Il mercato del pellet in Italia
In Italia il pellet ha iniziato a diffondersi fra il 1999 e il
2000. Tuttavia, in termini di sviluppo concreto del mercato, l’attuale
situazione del nostro paese sembra più caotica rispetto agli
altri paesi europei; non si hanno, infatti, statistiche ufficiali
che riportino dati certi in termini di produzione, importazione
ed utilizzo del combustibile.
In Italia operano sul mercato circa 47 aziende produttrici. Un dato
interessante è rappresentato dalla collocazione geografica
della produzione: oltre il 76% del pellet viene prodotto nel Nord
Italia, in modo specifico in Veneto e in Friuli Venezia Giulia,
regioni in cui operano alcuni grandi produttori che coprono oltre
il 55% della produzione nazionale. La produzione di pellet, riferita
alla prossima stagione invernale, sarà sicuramente superiore
alle 500.000 t. L’intera produzione italiana viene impiegata
all’interno dei confini nazionali; tuttavia, detta produzione,
non è in grado di far fronte all’elevata domanda che
viene parzialmente soddisfatta da pellet di produzione estera. La
quota di pellet importata da altri paesi non è definibile
con certezza, anche a causa del fatto che i canali di importazione
sono numerosi e fortemente diversificati. È possibile, tuttavia,
stimare un’importazione netta, riferita alla stagione invernale
2006-2007, superiore alle 300.000 t. I maggiori quantitativi di
pellet provengono dai paesi dell’Est Europa, dell’Ex
URSS, dagli Stati Uniti e dal Canada.
Lo sviluppo non controllato del mercato ha condotto, all'inizio
del 2006, ad un mancato incontro fra consumo (domanda) e disponibilità
(offerta), causando notevoli carenze nell’approvvigionamento.
Tale situazione ha fatto sorgere la necessità, fra le altre
cose, di valutare la possibilità di impiegare altre materia
prime legnose di origine agroforestale, che andranno ad approvvigionare
il mercato degli impianti di riscaldamento centralizzati.
L’elevata domanda di pellet che caratterizza tutto il mercato
europeo, ed in modo specifico i paesi del centro Europa, ha fatto
sì che quello che un tempo era il nostro principale fornitore,
l’Austria, abbia bloccato quasi totalmente i flussi di esportazione.
I produttori austriaci erano, infatti, fortemente propensi a vendere
il pellet nel nostro paese grazie al livello significativamente
più elevato del prezzo al consumo vigente in Italia rispetto
agli altri mercati.
È interessante evidenziare come la notevole espansione del
mercato del pellet, che si protrarrà anche nei prossimi anni,
abbia spinto alcuni imprenditori nazionali e partnerschip internazionali,
con campi di attività estere al settore, ad investire al
fine di avviare nuove attività produttive nei paesi del Sud
America e dell’Europa dell’Est, per poi rifornire il
mercato italiano.
La quasi totalità delle aziende produttrici vende il pellet
confezionato in piccoli sacchi; i principali consumatori finali
sono, infatti, le piccole utenze private, caldaie ad uso domestico
e principalmente stufe che, contrariamente a quanto avviene in altri
mercati europei ormai maturi, assorbono oltre il 90% del pellet
commercializzato nel nostro paese.
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